Rottweiler su tutti

Di Daniela Maffei
Pubblicato sulla rivista Cani nel 1997

La crescita numerica dalla razza rottweiler in Italia, in questi ultimi anni, ha del notevole. Cosa c’è veramente dietro a questo boom? E le altre razze utilizzate per guardia e difesa hanno subito dei tracolli?
Andando a rivedere le iscrizioni al LOI di tutte le razze, salta subito all’occhio come, in questo ultimo decennio, il numero dei cani di razza prodotti sia in aumento. Ciò può essere interpretato in modi differenti; può significare che anche i privati, proprietari soltanto di una o due femmine, affrontano più volentieri tutto l’iter burocratico e l’onere economico necessario per ottenere i pedigree, stimolati dalla maggior quotazione dei propri cuccioli se questi sono accompagnati dal certificato di origine. Oppure può significare che l’acquirente richieda al venditore una garanzia in più, il certificato di iscrizione al Libro Origini Italiano, più consapevole che soltanto un cane di razza ha il pedigree.
Forse può anche significare che la cultura del cane puro comincia a farsi strada e che, anche in Italia, il cane di razza è diventato un compagno di vita e non soltanto “utile”, facilitato, in questa sua strada tutta in salita, dalla solitudine umana. In questa ascesa numerica il nostro amico rott si può collocare al vertice della classifica; dal 1985 si è passati da meno di 300 iscrizioni alle quasi 6.000 del ‘96 (dati ENCI)

Non molti anni fa, una quindicina, mica un secolo!, i rottweiler erano pochissimi. Qualcuno era stato visto per caso passeggiare per i viali delle città portando a spasso un “incrocio tra un dobermann e un alano” (o un mastino napoletano, fate voi!) oppure quei pochi frequentatori di mostre canine avevano avuto modo di ammirarli in quei luoghi; qualche appassionato di razze tedesche li aveva visti, numerosi, in Germania nei campi di addestramento ed era rimasto colpito dalla loro predisposizione al lavoro.

Il rottweiler ha avuto dalla sua la fortuna di collocarsi in un periodo storico favorevole, fatto di crescita esponenziale per l’ interesse al mondo della cinofilia e dall’indotto, basti pensare alle riviste specializzate o alle ditte mangimistiche. Gli allevatori di lunga esperienza potranno raccontarvi com’era difficile, venticinque anni fa, trovare i vaccini per i cuccioli!
Non dimentichiamoci che in quest’ultimo decennio l’informazione sulla cinofilia ha fatto passi da gigante. Ora in edicola troviamo una decina di pubblicazioni dedicate ai cani, sempre comunque lontanissime dalle 40 – 50 degli altri paesi europei, ma quindici anni fa? Forse un paio, e certamente con taglio informativo ben diverso.
Il periodo storico favorevole accompagnato da un accresciuto benessere, dalla “novità” e ultimo ma non per importanza, le sue indubbie doti caratteriali , ha fatto esplodere il rottweiler.

Il “boom” del rottweiler è da inserirsi, come contesto sociale, tra i tanti elementi nuovi che hanno preso vita verso la fine degli anni ottanta; una ricerca esasperata della cosa nuova, diversa, che nessuno ha (pensiamo anche allo Shar pei, seppure numericamente molto meno significativa) accompagnata dalla necessità di sentirsi “sicuri” in situazioni sempre meno facili da vivere con l’escalation dell’incertezza della vita civile nelle nostre città, alla crescita della solitudine umana, alle scelte di molte coppie, magari senza figli o con un solo figlio, che hanno affiancato un compagno a quattro zampe al loro bambino o lo hanno addirittura sostituito con esso. Certo, questa analisi va bene per tutte le razze, ed infatti la crescita numerica dei cani di razza a cui si è accennato prima è certamente frutto di queste scelte, ma resta la domanda “Perchè un rott?”.

Prima di poter rispondere a questa domanda, sono altre quelle che bisogna porsi: chi è il proprietario di rottweiler? E perchè proprio un rott e non un’altra razza?
Da un’indagine svolta presso i vecchi proprietari di rott la risposta più ricorrente è stata “Perchè mi piaceva, e sono stato colpito dalla sua impressione di forza e sicurezza”. Altri affermano di aver acquistato il rott perchè, colpiti dalla sua mole, pensavano di trovare in lui anche un buon guardiano; altri ancora perchè delusi da precedenti esperienze con cani di altre razze, ricercavano un cane da guardia e difesa. Qualcuno, per cimentarsi nelle prove sportive.
Una caratteristica accomuna i “vecchi” proprietari di rottweiler : praticamente non avevano informazioni sulla razza, all’epoca pressochè sconosciuta in Italia.
Il rottweiler racchiude in sé molte doti e molti pregi presenti in altre razze che possono essere utilizzate per scopi simili: rispetto al pastore tedesco abbaia meno, rispetto al dobermann è più rustico, rispetto al maremmano è più addestrabile, rispetto al boxer ha una mole maggiore, soltanto per parlare di alcune tra le razze più diffuse. Ha, è vero, una mole ragguardevole, ma meno di un mastino napoletano e, almeno per i “ladri di polli”, pare sia un buon deterrente. Crescere un rottweiler implica però qualche impegno in più, rispetto ad es., ai più malleabili pastore tedesco o boxer, così come la sua socializzazione va seguita molto, molto di più.
Essendo una razza rustica, che può vivere anche all’aperto nonostante i rigori invernali, purchè si possa rifugiare in una cuccia calda e asciutta, si tende a dimenticare che il rottweiler, e in questo molto somiglia a boxer e dobermann, non ama assolutamente stare solo. Non gli interessa se a sua disposizione ci sono 5000 metri di giardino. Vuole stare vicino al proprietario…. Non capendo perchè il suo branco umano, del quale si sente parte e per il quale si sente molto responsabile, viva in un posto al quale lui non può accedere, spesso si avventa su tutto quanto è disponibile, siano fiori, piante, scarpe o quant’altro inavvertitamente lasciato a portata delle sue “zampe” per distruggerlo, sfogando così la frustrazione per ciò che vive come una profonda ingiustizia, alienando le sue necessità, e che gli crea dolore.

Certo, un rottweiler in appartamento è impegnativo, come qualsiasi razza medio grande; perde il pelo nel periodo della muta, molto più di boxer o dobermann, ma meno di pastori tedeschi o maremmani. Necessita di moto, sopratutto per contrastare la sua naturale tendenza alla pigrizia in età adulta che, se adeguatamente contenuta, lo fa restare un giocherellone sino in età avanzata, senza giungere agli eccessi del boxer. In tutte queste qualità si sovrappone a molte razze già affermate.

Resta un’ultima. Le sue peculiarità caratteriali.
Chi il rottweiler lo vive consapevolmente tutti i giorni, come compagno di vita, vi dirà che nei suoi occhi scuri è possibile leggervi tutto l’amore per compiacere l’uomo che questa razza racchiude e che dopo il rottweiler nessun altro cane potrà darvi così tanto. Tra le sue componenti caratteriali più spiccate, quella di stabilire facilmente rapporti con l’uomo che nel cucciolo si traducono spesso in sfacciataggine e atteggiamenti “da buffone”, e un grande equilibrio, che gli consente, dopo uno stimolo, di riacquistare con molta rapidità la sua compostezza abituale. Compagno discretissimo, indipendente quel tanto che basta per non essere invadente, nello stesso tempo ha un attaccamento che pare quasi morboso nei confronti del suo gruppo famigliare, sempre pronto a volgere verso il proprietario il suo sguardo adorante che sembra dire “Si, sono qui per compiacere te, questo è lo scopo della mia vita”, si rivela in tutte le sue migliori qualità caratteriali quando viene avviato allo sport, dove il buon temperamento, pur se non così elevato come nel pastore belga malinois, una buona tempra e una curiosità che sopratutto nei cuccioli, rasenta la temerarietà, un buon grado di docilità e una grande sociabilità, una sufficiente possessività e una buona dose di aggressività predatoria accompagnata dalla combattività (sempre riferita al predatorio), comunque inferiore che nei boxer o nei dobermann, fanno di questa razza un ottimo ausiliario.

E’ necessario premettere che non si possono avere buoni risultati nello sport con un rottweiler, se questo risente di una educazione troppo repressiva o che gli impedisce di sviluppare un rapporto sereno, a causa di eccesso di coercizioni, con il proprietario, e se non gli è stata impartita un’educazione propedeutica: ciò significa che si sarà curato moltissimo l’aspetto del rapporto con il proprietario, fatto sopratutto di incitamenti e mai di rimproveri, svolgendo una grande attività ludica, e impartendo i primi, basilari rudimenti dell’educazione attraverso la gratificazione in età molto giovane. Ciò significa che al cucciolo non si dovranno impartire punizioni ma bensì si dovrà avere cura di sorvegliarlo attentamente di modo che, prima che possa “combinare guai” lo si possa distrarre e invogliare a giocare con il proprietario, così come ogni azione positiva dopo un comando impartito andrà seguita da gratificazioni, con particolare riguardo per quelle golose, che il rott non disdegna mai .

Altro aspetto insopprimibile dell’educazione di un rottweiler per ottenere un compagno affidabile in tutte le situazioni è la socializzazione. Si dovrà aver cura di condurre il proprio cucciolo ovunque sia consentito accompagnarsi con il cane, al fine di fargli conoscere ogni aspetto del mondo…. La sicurezza che un buon rottweiler esprime da adulto deriva dall’educazione impartitagli da cucciolo. E proprio qui che il più delle volte, i proprietari poco esperti e malconsigliati fanno gli errori più madornali, quelli che poi rendono il cane soggetto da prima pagina; impediscono al loro cucciolo di socializzare, di incontrare e conoscere persone nuove, di vivere situazioni sempre diverse, convinti che i “cani da guardia” non debbano conoscere altri se non il proprietario e il luogo nel quale dovranno fare la guardia. Questa è una convinzione che si accompagna alle molte altre assurde dicerie della cinofilia medioevale, come il fatto che se un meticcio copre una cagna di razza, tutte le cucciolate successive saranno inquinate da questa avventura extrarazziale!!!!!
L’etologia ci ha ampiamente informati sul fatto che un cucciolo di cane ha periodi di apprendimento diversificati a seconda dell’ età: così come l’imprinting è indispensabile affinchè il cucciolo impari a riconoscere come conspecifico l’uomo, così la socializzazione rende il cane sicuro di sé, non aggressivo inopinatamente, membro sociale.

Quando questo aspetto educativo viene a mancare, il cane diventa pauroso. E paura, nel cane, è sinonimo di pericolo. Sopratutto un cane di taglia medio grande come il rott, quando ha paura, è veramente pericoloso. Spesso si vedono poveri rottweiler tenuti a guinzagli cortissimi, con collari borchiati o addirittura con collari con punte all’esterno (“Qualora venisse aggredito, non può essere morso alla gola”…..senza commenti!!!!) tesissimi, con il pelo sempre irto, occhi spalancati che girano all’impazzata per mettere a fuoco ogni potenziale pericolo, accompagnati da proprietari molto fieri delle reazioni eccessive del loro cane. Signori, il vostro cane HA PAURA!
E questo tipo di cane ha sempre un proprietario dal quale è bene girare alla larga. Quei cani non saranno mai cani controllabili, non per colpa loro, ma dei loro STUPIDISSIMI proprietari. E prima o poi qualche guaio succederà. E il povero rottweiler verrà, nella migliore delle ipotesi, ceduto ad altri, nella peggiore soppresso.

Altra tipologia di proprietario dal quale girare alla larga è quello che consente al suo rottweiler qualsiasi cosa, perchè “poverino, è così piccolo, non vorrai negargli di salire sul letto!! Non vorrai lasciarlo solo! Tanto è piccolo, non importa se non lascia l’osso! ” per poi sbarazzarsi inorriditi del loro cane quando questi, a 10 mesi, gli avrà ringhiato (o peggio) perchè oramai convinto, e a ragione, dell’incapacità del suo proprietario di affrontare la vita e di proteggerlo, e perciò consapevole che se il capobranco non lo fa lui e non pensa lui (il rottweiler) alla salute e all’incolumità della famiglia, quello STUPIDO del suo padrone proprio non ne è proprio capace.

L’enorme crescita dell’interesse nei confronti dei cani non è stata accompagnata da una altrettanto importante crescita culturale nei confronti delle necessità dei cani. Un rottweiler non ha bisogno soltanto di una cuccia calda e di un pasto al giorno. E’ un cane che necessita di proprietari seri, consapevoli, coerenti.

Certo, sono belle parole, ma in concreto? Come già ampiamente trattato, l’acquisto oculato e consapevole è il primo passo. Educare il proprio cane con coerenza, senza coercizione; permettergli di socializzare con i propri simili e con gli altri umani, esigere con fermezza ma, anche qui, senza coercizioni, rispetto per gli ordini o i divieti impartiti, utilizzando i mezzi che la moderna etologia ci fornisce. Basta un po’ di buona volontà. Se il vostro rott dovesse uscire a farsi un giretto a causa di una recinzione non a prova di rott, non date via il cane. Rinforzate la recinzione…. Sembra banale, ma c’è chi a banali problemi trova soluzioni incredibili.
Così come non dareste in mano la Ferrari a vostro figlio neopatentato, così non crescete un rottweiler come un barboncino. Sopratutto perchè da adulto la sua mole gli consentirà di fare molti, molti più danni. Ma sopratutto perchè acquistare un rottweiler come cane da guardia è anacronistico (non avete mai sentito parlare di antifurti?) , è ridicolo cercare il cane da difesa (credete che i “big” si difendano con un cane? E’ troppo facile eliminarlo) mentre la vita del rottweiler è quella di cane da sport. Si, cane sportivo. L’ideale sono le prove sportive come i brevetti (SCHH o IPO) ma potrete anche divertivi con l’agility (certo è molto ma molto meno veloce di un border collie), in ogni caso questo vi permetterà di migliorare incredibilmente il vostro rapporto con il cane e potrete impartirgli, divertendovi, un’educazione adatta che lo renderà un cane obbediente ed educato, del quale essere fieri